Liturgia (laica) delle parole
Fino a qualche tempo fa, per quasi un anno, ogni giovedì ci siamo dati appuntamento in Piazza Duomo a Milano, per ricordare i morti in mare.
Lo facevamo conformando un girotondo, preso in prestito dalle Madres de Plaza de Mayo, in Argentina. Quelle pazze meravigliose che si rifiutarono di dimenticare nei tempi dell’amnesia obbligatoria.
Ogni tanto ci fermavamo, senza nemmeno darci un segnale, e uno dei poeti leggeva una sua poesia, un brano, un testo qualsiasi. Poi proseguivamo.
Alla fine – non importava quanti eravamo, se piovesse o nevicasse, se la nostra voce si fosse sentita nella baraonda generale di una città che correva all’impazzata, senza guardarsi intorno – siamo sempre rimasti con la sensazione che quel rituale collettivo avesse avuto più forza, più senso, di tante recite nei posti convenzionali.
Stavamo lasciando un segno.
Stavamo lasciando un segno.